Amo profondamente la pittura ed ogni forma di arte.

Il mio blog è per coloro che sanno scoprire cose nuove anche a pochi km di casa, sono curiosi della vita e credono che la felicità si possa conquistare amando le piccole cose.

martedì 2 agosto 2022

Silvestro Lega - Un dopo pranzo (il Pergolato) - Pinacoteca di Brera, Milano

Questa straordinaria tela di Silvestro Lega (Modigliana 1826 - Firenze 1895) è nota con due diversi titoli ‘Un dopo pranzo’ oppure ‘Il pergolato’. Guardatela bene sono davvero perfetti entrambi. Nelle giornate troppo calde di questa strana estate è un’immagine alla quale penso spessissimo: la terrazza di una casa affacciata sulla magnifica campagna toscana, all’ombra di un fresco pergolato che ripara dalla luce meridiana. Siamo a Piagentina, alla periferia di Firenze, verso la campagna (una campagna che oggi non esiste più, inghiottita dalla espansione della città), nella casa della famiglia Batelli dove Lega visse i pochi anni davvero sereni della sua complicata vita, legato a Virginia, la figlia di Spirito Batelli che morirà giovanissima di tisi. In un caldo pomeriggio d’estate tre donne e una bambina siedono all’ombra di un pergolato, in attesa del caffè del dopo pranzo che sta per essere servito nelle tazzine già pronte sul vassoio appoggiato sul tavolino di pietra.

Silvestro Lega, Un dopo pranzo (Il Pergolato) , 1868, Milano - Pinacoteca di Brera 



La campagna circostante, nella quale sembra di sentire il canto delle cicale è abbagliata dal sole, la luce intensa rende quasi bianco il cielo e avvolge gli alberi in lontananza in una nebulosa calura estiva, la cameriera arriva lenta con la caffettiera che vorremmo immaginare d’argento. Le ombre si allungano sul pavimento lastricato del cortile color ocra del quale Lega dipinge mirabilmente la struttura vagamente sconnessa, l’irregolarità delle singole mattonelle consumate dal tempo.
E’ una di quelle opere in cui ci si può perdere, inseguendo il filo di un racconto immaginario, tanta è la potenza evocativa di questo quadro. Si sente il canto delle cicale, appunto, si avverte il conforto offerto dall’ombra creata dai rami di vite del pergolato, il fresco del muretto sul quale siedono le signore, si tenta di immaginare le chiacchiere del dopopranzo che si sono prolungate al punto che le ombre sono già lunghe, l’attesa rilassata di un pigro pomeriggio estivo. E’ una scena di vita quotidiana, alla quale Lega regala un’atmosfera lirica e quasi senza tempo, se non fosse per gli abiti indossati dalle donne che la ancorano ad un preciso momento storico. 

Silvestro Lega, Un dopo pranzo (Il Pergolato) - dettaglio abiti, 1868, Milano - Pinacoteca di Brera

La tela è dominata dai colori caldi, tonalità ocra, beige, giallo chiaro che si illuminano di bagliori bianchi, il grembiale della cameriera, i boccioli dei fiori nei vasi di coccio e poi il rosa leggerissimo e quasi trasparente dell’abito della bambina. Il racconto di un attimo di vita, reso con una pittura lieve, con tocchi di pennello che evocano – non rappresentano, evocano - le foglie, i piccoli fiori nei vasi, le tazzine, le pieghe e la consistenza frusciante degli abiti, i ciuffi di erba che crescono ribelli tra le mattonelline del pavimento. E’ la pittura di macchia nel suo momento di massimo splendore, chiazze di colore giustapposte e forti contrasti luce e ombra. Una leggerezza che non ha niente dell’impermanenza e della mobilità della pittura degli impressionisti. Il dipinto di Lega vibra di luce, ma non è definito dalla luce. Ha una struttura prospettica e geometrica solidissima, anche se ben dissimulata: il reticolo di tronchi sottili che struttura il pergolato, le rigide orizzontali del muretto accanto al quale sfila lenta la cameriera e del piccolo tavolo in pietra sullo sfondo, la tessitura di ombre che si allungano sulla terrazza e ne scandiscono la profondità. Come molti storici dell’arte hanno evidenziato (Carlo Sisi tra tutti) si avverte un riferimento forte alla pittura del Quattrocento toscano: il rigoroso impianto prospettico, appunto, la cameriera che incede lenta con il suo piccolo vassoio e l’abito rosa antico, un tronco di cono scanalato da pieghe profonde, è quasi una dama Pierfrancescana avvolta in un silenzio solenne. 

Silvestro Lega, Un dopo pranzo (Il Pergolato)  - dettaglio cameriera, 1868, Milano - Pinacoteca di Brera



E poi ci sono i particolari: i vasi di coccio colorati di boccioli bianchi e rossi posti sopra il muretto sono un tema ricorrente della decorazione di giardini e muri di cinta nella pittura toscana, li troviamo alla Cappella Brancacci dipinta da Masaccio e poi da Filippino Lippi, nei dipinti di Beato Angelico e in Benozzo Gozzoli solo per fare qualche nome. E c’è chi ha osservato che anche l’attenzione per gli oggetti della vita quotidiana, le tazzine, la caffettiera ricorda la precisione descrittiva degli interni – molto domestici - nei quali hanno preso vita innumerevoli Annunciazioni, nascite di Maria e mille episodi delle vite dei Santi della pittura del Quattrocento. 

E poi. E poi Piagentina era un rifugio dalle delusioni, era un modo di sfuggire ai tanti sogni ormai infranti. Lega aveva partecipato come volontario alle guerre di indipendenza nel 1848 e nel '59 ed era stato un fervente mazziniano. L’unità d’Italia sotto i Savoia e il trasferimento della capitale a Firenze erano cocenti delusioni. Nel 1867 sotto la direzione di Giovanni Poggi - che aveva il compito di trasformare Firenze in una moderna capitale - erano state abbattute le mura medioevali che ancora si trovavano in città. Nella terrazza di Piagentina si aspetta con calma il caffè, ma fuori c’è un mondo che sta correndo verso nuove direzioni. Firenze stava rapidamente perdendo la sua identità di gioiello medioevale e rinascimentale per trasformarsi in una sorta di piccola Parigi nella quale grandi viali e piazze spaziose scimmiottavano l’aspetto che Haussmann stava dando alla capitale francese. Il recupero della pittura del Quattrocento è quindi anche una questione ideologica, non solo formale, è il modo per rivendicare l’appartenenza ad una matrice culturale diversa. E Piagentina diventa un’oasi di pace, di silenzio e di ritmi lenti ancora lontana dalla euforia inutile della città che diventava metropoli. E trovo attualissima questa esigenza di Lega: affrontare la difficoltà del vivere cercando un centro tranquillo al quale ancorare la propria vita. Troverei perfetto poter stare adesso al fresco del pergolato, in un pomeriggio d’estate.



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