“Nel giugno del 1916 Zbo mi
aveva portato ad un’esposizione di Modigliani .. uscendo eravamo andati alla
terrazza della Rotonde con degli amici pittori. Rivedo ancora un ragazzo
bellissimo che attraversava il boulevard Montparnasse. Portava un cappello di
feltro nero, un abito di velluto, una sciarpa rossa. Dalle sue tasche
spuntavano delle matite e teneva sottobraccio un’enorme cartella di disegni;
era Modigliani. Venne a sedersi accanto a me. Fui colpita dalla sua eleganza,
dal fascino e dalla bellezza dei suoi occhi. Era al tempo stesso semplice e
nobile…”. Così Lunia Czechowska qui ritratta da Amedeo Modigliani (Livorno 1884 - Parigi 1920) nel 1919
descrive il suo primo incontro con il pittore. Era la moglie di uno degli amici
di Zborowski (lo Zbo della citazione) poeta polacco che fu uno dei mercanti di
Modigliani.
Il 2020 non è solo l’anno di
Raffaello ma anche l’anno di Modigliani, scomparso a Parigi nel gennaio del
1920 a soli 36 anni, ucciso da una salute cagionevole che lo tormentava fin da
ragazzo e da una vita sregolata – anche se non così estrema come è stata poi
descritta da un’inutile mitografia fiorita intorno a questo artista.
Si può amare leggere e rileggere
un libro perchè ha una trama avvincente, dei personaggi indimenticabili oppure
perché, anche se la narrazione è semplice, è capace di creare un’atmosfera che
ci affascina e quello che ci interessa non è il racconto in sé ma il sogno che
lo scrittore sa creare in noi. Bene, sono convinta che se i dipinti di
Modigliani fossero un libro apparterrebbero a questa seconda categoria. Le opere
di Modigliani non hanno la complessa e suggestiva tessitura cromatica dei Monet
di quegli anni (Claude Monet muore 6 anni dopo, nel 1926 e in quegli anni stava
realizzando le straordinarie ninfee de L’orangerie), né la potente carica
creativa di Picasso o la forza espressionistica di Van Gogh ma con una
tavolozza limitata a pochi colori e una linea elegante e sinuosa i ritratti di
Modigliani - solo apparentemente facili - hanno un fascino senza tempo e ci
restituiscono l’immagine di un’epoca. Sono ritratti di musicisti, pittori,
mercanti d’arte, poeti e poetesse, amici e conoscenti che animavano
Montparnasse, il nuovo centro della bohème parigina che all’inizio del ‘900
aveva sostituito Montmartre. I ritratti di Modigliani sono accomunati dal suo
stile essenziale e da un velo sottile di malinconia ma tutti percettibilmente
diversi uno dall’altro, ne avvertiamo le diverse personalità, li guardiamo e sembra
di sentire l’eco di animate discussioni sul futuro dell’arte e il destino della
pittura. E sono allo stesso tempo attualissimi.
Amedeo Modigliani, Ritratto di Lunia Czechowska di profilo - 1919. Collezione privata (olio su tela) |
Il profilo di Lunia è definito da
una linea sottile e morbida, emerge sullo sfondo fatto di rapide pennellate
grige e verde chiarissimo. Pochi tratti e una zona piatta di colore bruno bastano
a suggerire i capelli raccolti in uno chignon semplice ma curato che lascia
scoperto il collo lungo e flessuoso. La bocca è sottile e gli occhi sono
identificati da chiazze di colore azzurro pallido dalle quali sembra provenire
una tenue luce che le illumina il viso. Le palpebre sembrano vagamente colorate
da un trucco discreto e la camicia bianca scivola sulle strette spalle della
donna e termina in una profonda scollatura. Chi direbbe che è il ritratto di
una donna di cento anni fa? Lunia in una parola sola è moderna. Non sono
d’accordo con chi sostiene che i ritratti di Modigliani siano solo
‘superficie’, che non ci sia alcuna profondità psicologica e che a lui
interessasse solo il tratto grafico in sé e per sé: Lunia ha un viso
straordinariamente elegante, un’espressione silenziosa ma decisa, una presenza
impossibile da ignorare.
Modigliani, dopo un decennio di ricerche, segue senza più incertezze un percorso artistico del tutto personale che non consente di inquadrarlo in nessuna delle avanguardie artistiche del suo tempo. Era un uomo colto, appassionato di filosofia, musica e poesia, dipinse quasi esclusivamente ritratti, forme essenziali caratterizzate da linee morbide e allungate, un amalgama complesso di suggestioni tanto diverse: l’eleganza lineare della pittura senese del Trecento, la pura essenzialità dell’arte primitiva – egizia in particolare, in questa Lunia sembra di rivedere una moderna Nefertiti. E, ancora, si percepisce la sintesi operata da Cezanne, l’influenza della sua infaticabile ricerca dell’essenza delle cose. La pittura di Modigliani però è meno concentrata sul volume e più sull’armonia, sulla bellezza e sull’equilibrio. E’ un ritmo sottile che alterna linee ondulate e linee allungate, lo spazio occupato dalla figura e quello dello sfondo, colori chiari e tinte meno luminose. L’effetto è quello di una bellezza senza tempo.
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