Tutto Hayez alle Gallerie
d’Italia a Milano. L’esposizione si apre con un gruppo di famiglia nel quale è
stato riconosciuto il primo autoritratto di un giovanissimo – sedicenne – Francesco
Hayez (Venezia, 1791 - Milano, 1882) e
prosegue con quasi cento dipinti disposti in ordine cronologico che ne
illustrano la carriera e in qualche modo anche la vita, dato il numero di
autoritratti presenti, scalati nel succedersi degli anni. Una vita strettamente
intrecciata con le vicende dell’Italia risorgimentale. Hayez è agli esordi
neoclassico, poi pittore di storia, uno dei più celebrati del romanticismo e
sempre, in ogni fase della sua lunga carriera grande ritrattista. Non tutte le
opere in mostra soddisfano il gusto attuale, almeno il mio, ma ci sono due
costanti nell’opera di Hayez che consentono di soffermarsi ammirati davanti ad
ogni suo dipinto: l’uso del colore e la passione. Hayez era nato a Venezia e
sebbene abbia trascorso la maggior parte della vita lontano dalla sua città
natale porterà sempre con sé la sensibilità tutta lagunare per il colore. Si
ritrovano nelle sue opere il rosso di Tiziano, i verdi di Bellini e Veronese
(osservate la calzamaglia del paggio di spalle nella Maria Stuarda, una geniale
invenzione tutta veneziana), le atmosfere cangianti dei cieli veneziani.
Maria Stuarda nel momento in cui sale al patibolo - 1827 |
E poi
la passione per la bellezza femminile e per la vita che è quello che rende così
affascinanti e coinvolgenti i ritratti – soprattutto quelli femminili – e opere
come il Bacio, presente in mostra con le tre celebri versioni. Il consiglio è
quello di guardarla due volte la mostra: la prima per capire chi era Hayez, la
seconda dimenticando tutto e inseguendo solo il colore, ammirando la resa delle
stoffe, la lucentezza della seta, il nero profondo del velluto, la leggerezza
dei veli e la corposità frusciante dei broccati, soffermandosi sugli sguardi
penetranti dei ritratti, sui colori intensi dei fiori, che hanno petali
vellutati e morbidi.
Ma vado per ordine. Hayez
esordisce come pittore neoclassico, i temi sono quelli tipici del genere, il
mito greco e gli eroi della classicità che egli rappresenta guardando alle
statue perfette di Canova, che fu uno dei suoi protettori. Queste ‘nudità
eroiche’ ci sembrano un po’ fredde e lontane, ma l‘elmo di bronzo di Ajace è un
pezzo di bravura. Presto il pittore sceglie altri temi, abbandona il mito per
rivolgersi alla storia medioevale, pretesto per raccontare il disagio tutto
risorgimentale della Milano occupata dagli austriaci, la lotta contro le
oppressioni e la voglia di giustizia e libertà. E’ Pietro Rossi il primo di una serie di dipinti che fa di Hayez uno
dei pittori più ammirati dalla borghesia illuminata e il primo dei romantici.
La freddezza del neoclassico lascia il posto a una pittura più morbida e
sfumata, le composizioni diventano corali, affollate di personaggi nei quali si
riconoscono i ritratti di alcuni dei protagonisti della Milano di quegli anni.
L’attenzione agli abiti e ai particolari è sempre altissima, divertitevi ad
ammirare i dettagli degli abiti femminili, la delicatezza delle capigliature, l’abilità
con cui Hayez ci fa percepire la diversità dei materiali. Ne ‘I due Foscari’ il cielo che si intravede
dalle finestre aperte sulla laguna trascolora dall’azzurro all’oro.
I due Foscari 1838 - 1840 |
In mostra
ci sono anche le due versioni de ‘L’ultimo
bacio dato da Giulietta e Romeo’: la prima che fece scandalo per una Giulietta
troppo appassionata, discinta e addirittura in ciabatte è di grande fascino,
anticipa quella che sarà la coinvolgente bellezza de Il Bacio di Brera. Bellissima l’ambientazione in una rievocazione
di architettura medioevale tipicamente ottocentesca. La seconda versione (di
dieci anni più tarda) è meno affascinante, con un Romeo quasi ‘guitto’ che a
mio parere toglie ogni poesia all’attimo rappresentato.
Ritratto di Alessandro Manzoni - 1841 |
E poi ci sono i ritratti. Hayez sceglie
di concentrarsi sul protagonista, niente ambientazioni sofisticate, colonne di
marmo cui appoggiarsi o pesanti tendaggi ad evocare la nobiltà dei
protagonisti. Non poteva mancare il ritratto di Alessandro Manzoni proveniente
da Brera, immagine celeberrima in cui lo scrittore è rappresentato come un
pacato signore di sobria eleganza, dallo sguardo concentrato e serio, messo in
risalto dal bianco perfetto della camicia. Il bianco, un’altra delle
straordinarie abilità di Hayez.
Modernissimo l’Autoritratto in gruppo di amici, in cui il pittore si rappresenta
con occhiali e berretto circondato da quattro amici con un uso originale e
molto moderno della tecnica del non finito.
E da ultimo Il Bacio. Delle tre versioni la più affascinante è quella di Brera.
Lei ha uno splendido abito di raso azzurro cangiante, i capelli che scendono
lungo la schiena, la testa reclinata all’indietro abbandonata tra le mani di
lui. Lui la bacia con intensità, i volti appena visibili dietro l’ampio
cappello.
Il Bacio - 1859 |
Luce e penombra contribuiscono a rendere magica l’atmosfera di
quest’opera, ormai un’icona anche troppo riprodotta. Vista e rivista, ma questo
niente toglie all’emozione che si prova di fronte a questo dipinto, qualunque
sia il significato (patriottico, si dice, per la presenza di colori della
bandiera italiana e francese che si fondono e negli abiti dei due personaggi)
quello che resta è l’immagine davvero romantica di un bacio, di cui Hayez “sa rendere in maniera così convincente tutto
il fascino e il mistero” (Mazzocca).
Il sito ufficiale della mostra
Il sito ufficiale della mostra
Il dipinto del "Il Bacio" e' sempre stato uno dei miei preferiti, lo trovo bellissimo, ma non ne ricordavo mai l'autore e soprattutto non sapevo niente di questo grande artista.Ancora una volta sei riuscita a trasmettermi, grazie alla tua passione, l'opera di questo pittore. Complimenti!!!
RispondiEliminache belle queste immagini che ci regali... anche per me il bacio e' tra i preferiti....un abbraccio
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