Furono gli artisti inglesi nei
primi anni del XIX secolo a scoprire il fascino della Normandia, attratti
ancora con spirito romantico dalle scogliere ripide a picco sul mare, dal cielo
grigio tempesta, dal vento turbinoso che sollevava le onde e le portava fino al
cielo, una sola macchia indistinta di grigio che fondeva acqua e nuvole. E poi
appena lasciata la costa, verso l’interno, minuscoli villaggi di case di pietra
e frutteti. A questi stessi paesaggi guardarono con occhio diverso i pittori di
una generazione successiva che rifuggivano la visione romantica della natura e
scelsero di riprodurre fedelmente le vibrazioni della luce, il sottile muoversi
delle onde, la trasparenza dell’aria dipingendo en plein air, all’aria aperta,
di fronte ‘al motivo’. Ne è un esempio questa mostra, perfetta, una sequenza di
dipinti che raccontano circa 60 anni di storia della pittura, il lungo e vario
dialogo degli artisti con la natura della Normandia. Ci sono le marine delicate
e preziose di Boudin e quelle di Jonkind pittore di cieli, atmosfere vibranti e
luci, i due maestri che avvicinarono Monet alla pittura di paesaggio. Ci sono
opere di Monet, un (raro) paesaggio di Renoir, Dufy e nomi meno noti che sorprenderanno
il visitatore con la delicatezza delle loro visioni.
Eugène Boudin - Trouville la jetée à marée haute (1888-1895 ca) |
Una settantina di opere, poco
viste nei circuiti tradizionali e questo è uno dei meriti dell’esposizione, che
non punta su opere facilmente riconoscibili. Una dopo l’altra raccontano la
Normandia, i suoi porti tranquilli, i cieli grigi, i giardini ombrosi; non la
definirei pittura impressionista, non tutta almeno, l’impressionismo ‘vero’ è
limitato a pochi anni e ad una cerchia ristretta di artisti, ma ‘pittura di
impressione’ si, una pittura apparentemente facile, pennellate libere, giochi
di luce, riflessi sull’acqua, l’assenza totale del disegno e di un impianto
ragionato e accademico della visione. Si sente in molte delle tele esposte la
felicità dell’artista di fronte al motivo, la volontà energica di riprodurre
sulla tela un insieme di luci e di colori che solo ‘per caso’ danno vita a
forme riconoscibili.
Il consiglio è quello di
soffermarsi sui particolari, sulle vele delle barche spiegate al vento, sulle
nuvole che sembrano davvero scorrere nel cielo, sui riflessi che fanno brillare
le foglie de ‘La fattoria di Saint-Simeon’ (1873) di Loius-Alexandre Dubourg
che evoca la 'Colazione sull’erba' di Monet dipinta pochi anni prima (l’opera di
Monet fu realizzata tra il 1865 e il 1866). Incantevole ‘Trouville – la jetée à
marée haute’ (ca 1888) di Eugène Boudin, immagine logo della mostra, un quadro
piuttosto piccolo con una straordinaria profondità, lo sguardo si perde all'orizzonte che sembra lontanissimo, immagina il mare aperto al di là del
faro, quasi percepisce il rumore sottile dei remi della barchetta che ci passa
di fronte. Per molti sarà una scoperta Frank Myers Boggs americano trasferitosi
in Francia, presente in mostra con opere molto evocative: ‘Luogotenenza a
Honfleur’ (ca. 1885) è giocato su poche tonalità, grigio, marrone , rosa antico
stese a larghe macchie di colore eppure riconosciamo tutto, gli edifici, gli
alberi delle navi ormeggiate, vediamo la luce del pomeriggio che accarezza gli
edifici e li definisce ai nostri occhi, senza disegno, senza linee di contorno,
colore puro e .. magia della pittura vera. Perché questi pittori non erano solo
‘occhi’ (parafrasando una celebre frase di Cezanne rivolta a Monet) erano anche
cuore e anima e sono riusciti a trasformare un pezzo di tela e una manciata di
colori in tubetto (appena inventati, peraltro, i colori nei tubetti di zinco
avevano reso possibile la pittura fuori dall’atelier) in immagini dal fascino
eterno. Non visioni statiche di un paesaggio studiato al tavolino, ma immagini
di attimi, la sensazione fugace di un riflesso di luce, di un momento di
assoluta bellezza. C’è una grande poesia in tutte queste opere e chi le guarda
anche velocemente non potrà non esserne colpito.
C’è anche Monet, ovviamente, che
in Normandia era cresciuto. Il suo ‘Pescatori sulla Senna a Rossy’ (1882) è .. un Monet appunto, bellissimo e
poco conosciuto. Solo due tonalità, verde e ocra e pennellate piccole e
indefinite, ma i sette pescatori, magia di Monet, resi con pochi tratti rapidi,
non sono figurine indistinte, tutt’altro, sono uno differente dall’altro,
ciascuno con un atteggiamento suo proprio (vale la pena osservare l’abilità di
questo straordinario artista): c’è quello che aspetta con la pipa in bocca,
quello seduto sul bordo di una piccola barca con la mano in tasca, quello che
ha appena lanciato la sua lenza nell’acqua e quello che aspetta, rassegnato e
paziente, da un po’.
Claude Monet - Pescatori sulla Senna a Rossy (1882) |
Nelle tele di Ludovic Lepic le vele appena accennate
e quasi nere sembrano dipinte a inchiostro ed evocano la sofisticata pittura
giapponese.
Gli anni passano e la pittura va oltre l’impressione, accogliendo nuove suggestioni. I piccoli tratti rapidi cominciano a sparire, lasciano il posto a larghi piani di colore piatto. Ne ‘Le pont de pierre a Rouen’ (1881) di Charles Angrand le silouhettes delle signore avvolte in lunghi cappotti sono macchie piatte di colore nero nella notte blu ed evocano le geishe nei loro kimoni, con una sottile allusione alle stampe dell’Ukyo-e.
Gli anni passano e la pittura va oltre l’impressione, accogliendo nuove suggestioni. I piccoli tratti rapidi cominciano a sparire, lasciano il posto a larghi piani di colore piatto. Ne ‘Le pont de pierre a Rouen’ (1881) di Charles Angrand le silouhettes delle signore avvolte in lunghi cappotti sono macchie piatte di colore nero nella notte blu ed evocano le geishe nei loro kimoni, con una sottile allusione alle stampe dell’Ukyo-e.
E infine Raoul Dufy, il suo ‘Le
bassin du Roy au Havre’ del 1907 coloratissimo ha le tinte dense e vivaci dei
fauves e di Matisse, piatte superfici di colore puro, una accanto all’altra a
definire gli edifici affacciati sul porto.
Auguste Renoir - Coucher de soleil - vue de Guernesay (1893 ca.) |
Volevano oggettività di visione
questi artisti, riprodurre solo ciò che vedevano. Sono riusciti a tramandare a
noi delle immagini così suggestive e ricche di atmosfera che continuano ad
incantare e a far rivivere il fascino di quei luoghi.
La mostra è al Forte di Bard a Bard (Aosta) fino al 17 giugno 2018.
Molto interessante il tuo blog, ciao Stefania
RispondiEliminaMi piace ritrovarti in questa nuove dimensione, brava
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