Ecco la prima puntata. Una straordinaria Madonna di Guercino.
Non c’è in tutta la storia dell’arte,
almeno ai miei occhi una Madonna con Bambino più commovente di questa, potrei
guardare questo bimbo paffuto e tenero per ore senza stancarmi mai. E ammiro
moltissimo Sir Denis Mahon, che l’aveva acquistata nel 1946 e lasciata poi in
deposito, alla Pinacoteca Nazionale di Bologna dove tutt’ora si trova, privandosi
di questa dolcissima immagine. Dipinta dal Guercino (soprannome di Giovanni
Francesco Barbieri, Cento 1591 – Bologna 1666) tra il 1615 e il 1616 è l’opera
di un pittore poco più che ventenne, che diventerà uno dei grandi della pittura
europea. Tanto che Diego Velazquez nel suo primo viaggio in Italia nel 1629 si
fermò proprio a Cento, minuscolo centro a qualche chilometro da Bologna
probabilmente per conoscere il Guercino. Che però nel frattempo era andato e tornato
da Roma ed era diventato un pittore diverso. I toni bruniti e soffusi di questa
Madonna avevano lasciato il posto a colori più sontuosi e limpidi a forme più
stabili e delineate; questa Madonna invece ha i contorni sfumati e lievi, il disegno
è impercettibile e sono il colore e la luce che definiscono le forme.
Barbieri Giovan Francesco detto il Guercino, Madonna del Passero - 1615 / 1616 - pinacoteca Nazionale Bologna |
Niente ci dice che si tratti di
una Madonna. Non ci sono aureole, né angeli, né simboli di divinità. Vediamo
solo una giovane donna con i capelli trattenuti da un semplice nastro di stoffa
che tiene in braccio il suo Bambino facendolo giocare con un passerotto. Una mamma
che interrompe le faccende quotidiane e gioca con il suo piccolo splendido
Bambino, che è un capolavoro di tenerezza. Paffuto e morbido ha i piedini grassocci,
il visino bello tondo e un profilo dolcissimo immerso nell’ombra senza che si
perda niente dell’espressione incantata con cui fissa l’uccellino. La mamma lo
cinge con un braccio ma lui per sentirsi più sicuro si aggrappa al vestito di
Maria senza staccare gli occhi dal passerotto, incantato da questo magico gioco.
E’ una scena immobile e
silenziosa, in cui anche la luce si fa strada con cautela, illuminando da
dietro il piccolo Gesù e lasciando nell’ombra i profili di mamma e bambino. Non
succede niente, immaginiamo un gioco senza vederlo realmente eppure è un’immagine
che regala una grande emozione e dimostra come davvero la pittura possa essere
poesia. Tante parole ha speso il Seicento sul tema dell’ut pictura poesis ma immagini
come questa valgono più di tanti trattati.
Il colore è caldo e vibrante,
steso ad ampie campiture spontanee e libere che sfaldano i contorni, lo sfondo
bruno e indistinto, il taglio ravvicinato accentua l'intimità della scena e ci
rende spettatori partecipi.
Guercino era quasi autodidatta,
si era formato in scuole di pittori locali poco conosciuti, studiando con assoluta
devozione le opere di Ludovico Carracci (la cui Sacra Famiglia con San Francesco
era a Cento). In quest’opera le suggestioni sono tante, c’è il vero di natura
che diventa storia sacra – come aveva insegnato Caravaggio - c’è la riscoperta
degli affetti senza affettazione, c’è la capacità, magari ancora inconsapevole, di affascinare lo spettatore e coinvolgerne i sensi e i sentimenti come vorrà
fare la poetica del Barocco.
Le Madonne del
Quattrocento e del Cinquecento, di Botticelli o di Raffaello attirano lo
spettatore per la loro bellezza senza tempo, per la perfezione irreale dei
lineamenti, per la capacità di riprodurre l’idea astratta della divinità. Sono
donne che restano lontane dalla esperienza di tutti i giorni, lo spettatore non si
sente ‘nel quadro’, ma lo ammira .. ad una rispettosa distanza. La Madonna di
Guercino ci attira nel quadro, ci rende partecipi della tenerezza che circola
in questo piccolo gruppo familiare, così totalmente umano. Non c’è nessuna
azione, non accade niente, ma chi guarda si sente emotivamente coinvolto, siamo
lì anche noi, silenziosi.
Un Guercino totalmente inaspettato per chi abbia
in mente le opere romane o degli anni successivi, più meditate, meno fresche ed
immediate.
Nessuna riproduzione fotografica riesce a trasmettere
pienamente la bellezza di quest’opera, per cui il consiglio è quella di andare
a vederla. Dal vero è indimenticabile.
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