Sono decine gli aggettivi con i
quali la critica del Novecento ha cercato di dipingere la personalità di
Lorenzo Lotto (Venezia 1480 ca - Loreto 1556): uomo schivo, solitario, malinconico, inquieto, visionario,
inafferrabile e mai compreso fino in fondo dai suoi contemporanei. Lo
dimenticheranno presto infatti e per più di 300 anni Lotto sarà davvero poco
conosciuto, fino a quando la monografia di Bernard Berenson nel 1895 lo riporta
all’attenzione degli studiosi e degli appassionati di arte.
Il suo essere ‘homo poco
avventurato’ - è lui stesso che si
definisce così – lo fa facilmente soccombere sotto la personalità titanica del
suo ingombrante contemporaneo, Tiziano Vecellio. Tanto che a Venezia di Lotto –
che a Venezia era nato intorno al 1480 – si conservano pochissime opere. Poco
si sa della sua formazione, si ipotizza un contatto con la bottega di Giovanni
Bellini, forse, o con Alvise Vivarini, di certo è tutta veneziana la sua
straordinaria abilità nell’uso del colore. Sceglie però di lavorare in
provincia, dove i ‘suoi gesti senza retorica, morbidi, confidenziali e
domestici’ – le parole sono di Anna Banti - incontrano più facilmente i gusti
della committenza. E si fa portavoce di un altro Rinascimento, più intimo e
raccolto, lontano dal tono aulico e maestoso di Tiziano e dal classicismo di
Raffaello.
Fu appunto un uomo inquieto,
impossibile seguire tutti i suoi cambi di abitazione, di città, quel suo andare
e venire, Treviso, Bergamo, le Marche, un anno a Roma – che non era per lui,
esattamente come non lo era Venezia – poi ancora Venezia e di nuovo altre
partenze ed altre case. Non ebbe mai una famiglia sua e finì i suoi giorni, amareggiato
e povero a Loreto, dove si era fatto oblato nella Santa Casa.
Lorenzo Lotto , Madonna con Bambino e santi - 1521 Chiesa di San Bernardino in Pignolo, Bergamo (olio su tela) |
Di Lorenzo Lotto, che è stato uno
dei più grandi ritrattisti del Cinquecento ho scelto non un ritratto, ma
quest’opera che si trova nella chiesa di San Bernardino in Pignolo a Bergamo,
una classica Sacra Conversazione, con la Madonna e il Bambino al centro accompagnati
da Santi, perché trovo che sia indimenticabile la figura dell’Angelo scrivano.
E’ come ci immaginiamo gli Angeli, con la faccia di bambino, i riccioli biondi,
un filo sottile d’oro a formare una stellina sulla testa, un corpo che fa ombra
e quindi ‘è’ e al tempo stesso ‘non è’, perché l’abito arancio – ora cupo, un
tempo squillante – che lo ricopre sembra vestire il nulla. Magica qui la
pittura di Lotto che gonfia le pieghe intorno alla cintura e al tempo stesso
sembra negare la sostanza di un corpo vero al di sotto di tutta quella stoffa. Una
figura leggerissima quasi inconsistente avvolta in un abito vaporoso. Perché
questo è un Angelo appunto, c’è e non c’è. Un Angelo che ci guarda anche un po’
spazientito ed è anche così che ci immaginiamo gli Angeli, non certo dotati di
pazienza infinita – che è solo dei Santi – ma vagamente dispettosi e
pasticcioni. Come quelli che si arrabattano nel cielo per tenere teso quel
drappo verde che proprio non ci vuole stare in equilibrio e cade da tutte le
parti, la percepiamo benissimo la seta, pesante come il raso, che scivola silenziosa
sul gradino di marmo perfettamente liscio.
Lorenzo Lotto , Madonna con Bambino e santi - 1521 Chiesa di San Bernardino in Pignolo, Bergamo (olio su tela) Particolare dell'Angelo Scrivano |
E’ una Sacra Conversazione, si,
che però ha il ritmo di un racconto e niente di retorico, anzi è ricca di invenzioni sorprendenti. La Madonna è seduta
su un trono a gradini, uno dei quali è la scrivania improvvisata dell’Angelo. Ha
un viso giovane, uno scialle annodato intorno al collo con un lungo strascico,
tenta di richiamare l’attenzione di Gesù Bambino che sembra un po’ distratto e
con un piccolo gesto della mano indica il registro delle preghiere squadernato
di fronte all’Angelo. Gli angioletti lottano con quel baldacchino che non
riesce a stare fermo, l’Angelo ci guarda e sembra interpellare proprio noi, San
Giovanni parla con Sant’Antonio Abate che strizza gli occhi per vedere meglio e
San Giuseppe appare stanco e pensieroso, con i piedi che si appoggiano l’uno
sull’altro. Solo San Bernardino guarda estasiato la Madonna e il piccolo Gesù.
E’ una storia che si svolge sotto
i nostri occhi, un piccolo eterno racconto, destinato ad un pubblico ampio e
semplice (quello che quotidianamente frequentava la piccola Chiesa di San
Bernardino) al quale Lotto sapeva parlare utilizzando un linguaggio facile e
una sottile ironia. Il suo messaggio è semplice, ma le sue invenzioni
iconografiche hanno un fascino senza tempo e la qualità di quest’opera è altissima. I colori innanzi tutto, vivaci, freddi,
quasi trasparenti ed accostati con audaci contrasti: il rosso arancio della
veste di Maria, il suo scialle, forse più strati di un velo leggero, che passa
dal beige all’azzurro chiarissimo, il rosa del manto del Battista un po’
Tiziano un po’ quello che sarà il rosa di Velazquez, il verde cangiante della
seta. E quel bordo di un meraviglioso color prugna che si intravede sotto la
tonaca di Sant’Antonio, chi se non Lotto poteva accostarlo con tanta eleganza
al nero?
Lorenzo Lotto , Madonna con Bambino e santi - 1521 Chiesa di San Bernardino in Pignolo, Bergamo (olio su tela) Particolare del gradino del trono |
E poi ci sono i particolari,
ciascuno perfetto, ciascuno una piccola storia: i boccioli di rosa e i petali
rimasti sui gradini del trono, la manica scucita e sfilacciata della camicia di
San Giuseppe dalla quale si intravede la fodera e la veste bianca al di sotto,
la luce del tramonto vagamente rosata dietro la sua testa. E da ultimo lo
sguardo interrogativo dell’Angelo che sembra aspettare da noi una parola, una
supplica per completare la frase che sta scrivendo.
Lorenzo Lotto , Madonna con Bambino e santi - 1521 Chiesa di San Bernardino in Pignolo, Bergamo (olio su tela)- Particolare San Giuseppe |
Ci siamo anche noi in questa storia, perchè con lo sguardo interrogativo e diretto dell’Angelo Scrivano Lorenzo Lotto ci trasforma da spettatori a personaggi di questo racconto, dando vita ad un modernissimo gioco di inversione, in anticipo su quella che sarà una delle caratteristiche dell'arte del Seicento Barocco.
Ciao Antonella e grazie della visita nel mio blog! Fammi sapere se la crostata è venuta bene e se ti è piaciuta ^_^
RispondiEliminaA presto!